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Attualità lunedì 11 gennaio 2016 ore 16:56

Quando il gioco diventa malattia

Di ludopatia, giovani e il contrasto alla dipendenze se ne è parlato in un incontro organizzato dai sei Lions Club della Valdichiana



SINALUNGA — “Ludopatia e Giovani, Contrasto alle dipendenze patologiche”, è questo il titolo dell’incontro che si è svolto sabato 9 Gennaio a Bettolle e che ha avuto per tema il gioco d’azzardo e il suo confine tra patologia e passatempo.

L’iniziativa è stata organizzato dai sei Lions Club della Valdichiana (Lucignano e Val d'Esse, Cortona Corito Clanis, Cortona Valdichiana host, Valdichiana I Chiari, Chiusi, Chianciano Terme), con il supporto della III Commissione regionale Sanità e politiche sociali.

I lavori saro stati introdotti dai saluti di Francesco Veltroni, responsabile distrettuale del service e past president del Lions club Val d'Esse, Fabio Voller responsabile del settore sociale dell’Agenzia Regionale di Sanità ha illustrato i principali dati economici e di popolazione circa la diffusione del fenomeno del gioco d'azzardo in Italia e in Toscana. Per quanto riguarda la diffusione del gioco e la stima dei soggetti a rischio di ludopatia, i dati degli studi nazionali Ipsad e Espad Italia (2011) realizzati dal Cnr di Pisa ci indicano per la popolazione generale (15-64 anni) un coinvolgimento pari al 47%. Ciò significa che quasi 19 milioni di persone nella loro vita hanno giocato almeno una volta e 3 milioni di questi sono a rischio di ludopatia e a giocare di più sono le persone anziane e i giovani. Siena è tra i fanalini di coda tra i territori della Toscana, ci sono realtà come Massa Carrara e Livorno che fanno balzare in avanti i numeri arrivando a toccare cifre molto alte.

All’incontro è poi intervenuto il presidente della commissione sanità in regione Stefano Scaramelli che ha ricordato che la Toscana è stata tra le prime regioni italiane a muoversi per fronteggiare questa malattia sociale e che, oggi, nonostante ancora non siano stati approvati i nuovi Lea, la Toscana già garantisca assistenza ai malati di ludopatia. Attualmente, in Toscana, presso i Servizi per le dipendenze sono in cura a carico del servizio sanitario regionale 1.400 persone.

Nelle conclusioni Scaramelli ha sottolineato: "E' doveroso agire in termini sanitario e importante anche pensare ad un sistema di incentivi, che potrebbero essere portati avanti anche a livello comunale, verso quelle strutture ricettive e commerciali che scelgono di non installare le macchinette. Ma se non affronteremo la questione da un punto di vista culturale, il problema non sarà risolto. Il gioco è una delle prime attività dell'uomo, non credo sia un "peccato", credo invece che vietarlo significherebbe aprire le porte ad una realtà ancora peggiore, il gioco clandestino, a cui sono legati pericoli infinitamente maggiori. Così come non sono d'accordo nel relegare le sale da gioco nelle periferie delle città. In realtà come le nostre il controllo sociale continua ad essere attivo tra i validi deterrenti e inibisce la creazione di aree ghetto dedicate a determinate attività".


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